I dialetti: SA LIMBA SARDA
di Miriam Schinocca
Ah, i Dialetti…ricco patrimonio linguistico e culturale da tutelare.
Spesso il loro uso viene discriminato o si considera superiore una varietà rispetto ad un’altra. È del tutto ingiustificato il pregiudizio sui dialetti, almeno dal punto di vista linguistico, considerato che la maggior parte di essi possiede una propria grammatica strutturata, un proprio lessico e una propria letteratura. Si stima che in Italia più del 40% di persone parlino in alternanza italiano e dialetto, mentre coloro che adoperano solo l’italiano sono il 45,5%.
La lingua sarda, in particolare, è riconosciuta dallo Stato come una delle sue dodici minoranze linguistiche storiche ed è riconosciuta ufficialmente dalla Regione Autonoma della Sardegna la quale, addirittura, ha previsto l’attivazione di un “Servizio lingua e cultura sarda” con il compito di promuoverla e valorizzarla e di attuare interventi di sostegno all’Università, ai media regionali per la programmazione in lingua sarda e anche alle numerose espressioni artistiche della tradizione poetica e musicale sarda.
La lingua sarda, appartenente al gruppo romanzo delle lingue indoeuropee, è abbastanza omogenea ed è costituita da dialetti interni, che sono appunto facilmente comprensibili tra loro. Il sardo non ha mai avuto una koinè regionale, ovvero una lingua comune regionale, ma è ricompreso in due tradizioni ortografiche:
- quella logudorese, nella zona centro-settentrionale, il più caratteristico e conservativo;
- quella campidanese, in quella centro-meridionale, che, pur conservando i tratti caratteristici del Sardo, si avvicina di più ai dialetti italiani meridionali;
Esistono però numerosi dialetti, di transizione appartenenti alla cosiddetta Limba de Mesanía, vale a dire lingua di mezzo, (es. arborense, barbaricino meridionale, ogliastrino, ecc.), che presentano i caratteri tipici ora dell’una, ora dell’altra varietà.
Il Nuorese può essere definito a tutti gli effetti una variante del Logudorese; esso viene parlato, oltre che a Nuoro, in tutto il centro dell’Isola e nel Goceano, caratterizzato da una maggiore arcaicità e purezza rispetto al logudorese comune.
Dal Logudorese derivano poi varianti corse:
- Il Gallurese, parlato nella parte nord-orientale dell’Isola, è affine ai dialetti del sud della Corsica (i linguisti lo chiamano corso-gallurese) perché sembra essere nato verosimilmente a cavallo tra il XV e il XVII secolo a seguito di notevoli flussi migratori nella regione di genti Còrse.
- Il Sassarese, parlato nella Città di Sassari e nei suoi dintorni, si caratterizza per l’influenza del toscano antico, riconducibile alla secolare dominazione pisana della Corsica.
Altre varianti molto particolare sono il Tabarchino, dialetto di origine genovese parlato a Carloforte, sull’isola di San Pietro, dai discendenti di coloni liguri provenienti dall’isola di Tabarca (Tunisia), e il Catalano che invece è parlato prevalentemente nell’area circostante ad Alghero.
Per quanto riguarda l’uso, seppur è ancora vitale nelle aree rurali e presso le fasce della popolazione più anziana, il sardo è oggi in una situazione di “bilinguismo instabile”, poiché la tendenza riscontrata è quella di sostituire la lingua con l’italiano (bilinguismo e diglossia), soprattutto nei centri più importanti e presso le fasce giovani. Quanto alle aree urbane maggiori, gli spostamenti demografici che le hanno interessate a partire dalla seconda metà del Novecento hanno favorito la diffusione della lingua nazionale, come d’altronde è avvenuto nelle altre regioni italiane.
Con il passare del tempo e il passaggio di diverse popolazioni nell’isola, la lingua autoctona venne esposta, in modo differente, all’influenza di svariate lingue esterne che cambiarono e implementarono notevolmente il lessico. In generale, il dialetto sardo è più conservativo degli altri, ciò significa che è la lingua che meno si discosta dal latino.
Oggi pare, sia ai parlanti nativi che ai non sardi e, addirittura, ad alcuni studiosi, talmente diversa da dover essere inquadrata come autonoma rispetto agli altri dialetti italici, ovvero come idioma a se stante.
Fonte: Treccani