IL CARNEVALE SARDO: BUCOLICO, MONDANO E FOLKORISTICO
IL CARNEVALE SARDO: BUCOLICO, MONDANO E FOLKORISTICO
di Federico Pesiri
Alle porte del mese di febbraio, in Sardegna tutto è ormai pronto per il Carnevale, la festa più attesa dall’inizio del nuovo decennio.
Numerose sono le città sarde dove il Carnevale assume le vesti di un vero e proprio rito tradizionale e mistico, dove tutta la comunità diventa protagonista, lasciando di anno in anno un segno indelebile, non solo tra i compaesani, la cui devozione è già molto forte, ma soprattutto tra i turisti, che, amanti delle sue tradizioni più popolari, sopraggiungono in città appositamente per godere di questo irriverente e unico spettacolo.
Sebbene le maschere siano diverse di paese in paese, un tratto comune a tutti è l’origine da culti antichi, crudi e violenti legati alla fecondazione delle terra e al sacrificio dionisiaco, sacrifico animale ma anche probabilmente umano. Non a caso, in sardo il Carnevale si dice Karrasegare che nel significato più antico significa “tagliare”, “segare” la carne, a memoria della violenza di certi lontanissimi rituali.
Le maschere rappresentano il tratto più distintivo del carnevale sardo.
A Mamoiada, nel cuore della Barbagia, i Mamuthones, maschere di legno nero dai tratti umani e inquietanti con addosso pelli animali e campanacci sulla schiena, tentano di scappare dagli Issohadores che, armati di lacci, provano a catturarli. Questi ultimi indossano maschere e pantaloni bianchi, giubbe di color rosso e hanno anche loro tratti umani trasfigurati. Il loro rito si rende manifesto in una sfilata dai tratti solenni e, al tempo stesso, spettacolari, in cui gli Issohadores tentano di catturare chi partecipa alla manifestazione.
A Ottana, centro di origine pastorale, le figure più importanti del Carnevale sono il “Boe”, maschera bovina che, com’è facile intuire, rappresenta il bue; il “Merdùle”, maschera umanizzata che rappresenta la figura del padrone. Durante la manifestazione i buoi scalciano e si lasciano cadere per terra; il padrone si inginocchia e calma l’animale accarezzandolo sul muso, spronandolo affinché questi si rimetta in piedi e ricominci a lavorare e arare il terreno. Se il Boe continua a ribellarsi interviene l’ultimo personaggio del Carnevale ottanese, la Filonzana, la vecchia con lo scialle tutta vestita di nero, terribile e paurosa in quanto, nell’antichità, era la padrona del fato che, se non rispettava, poteva portare sciagura, maledizione e morte.
Passando dal bucolico al mondano, il Carnevale di Bosa, Su Karrasegare Osinku, è considerato il più coinvolgente e irriverente di tutta l’isola. Il momento più importante si consuma il Martedì Grasso, distinto in due fasi.
La prima, detta S’Attittidu, si realizza in mattinata quando tutti gli abitanti si mascherano di nero a rappresentare una donna vestita a lutto che piange e si dispera tenendo in braccio un bambolotto, con i genitali dilaniati, e poggiandolo sul seno delle donne che non si sono mascherate chiedendo loro del latte. Il nascituro è il Carnevale morente a causa della madre che, presa dai suoi divertimenti, non lo ha allattato. La richiesta di latte si trasforma poi in vino, esempio di evasione dai comportamenti consuetudinari. Il Carnevale di Bosa mostra un mondo alla rovescia in cui, tramite allusioni sessuali, i personaggi ridicolizzano le più basilari regole sociali.
Alla sera, la maschera nera de “S’Attittidu” viene sostituita con quella bianca de “Giolzi”, ottenuta banalmente da un lenzuolo e da una federa di un cuscino. La maschera rappresenta la personificazione del carnevale che sta per finire. Le maschere corrono con in mano delle lanterne, invocando il re del Carnevale, Giolzi, rappresentato da un pupazzo di paglia, un fantoccio, che a fine serata viene bruciato a simboleggiare la fine della festa.
Passiamo adesso ad un carnevale tipicamente folkloristico, quello di Tempio Pausania, a dimostrazione di quanto la Sardegna sia un territorio diversificato, ricco di tradizioni da scoprire. In gallurese si chiama Carrasciali Timpiesu ed è il più importante Carnevale allegorico dell’isola, membro (come ad esempio Viareggio) della Federazione Italiana Carnevali, ed ogni anno richiama decine di migliaia di partecipanti e spettatori.
Questo Carnevale si caratterizza per la costruzione di carri allegorici di grandi dimensioni (assenti nel resto dell’isola) in officine appositamente organizzate in cui vengono coinvolte migliaia di persone. I carri confluiscono poi nella tradizionale sfilata al termine della quale si celebra il tradizionale rogo di Re Giorgio, il vero protagonista, che alle origini veniva addirittura portato in processione accompagnato da urla, lamenti e litanie. Il Carnevale di Tempio Pausania si celebrerà dal 20 al 25 febbraio 2020, mentre la sfilata dei carri si terrà nei giorni 20-23-25 del mese. Il tema allegorico sarà: Indietro tutta!