I RITI DELLA SETTIMANA SANTA IN SARDEGNA
di Miriam Schinocca
Gli antichi riti della Settimana Santa a ridosso della festività pasquale, com’è noto, rappresentano i momenti più significativi della vita di Gesù Cristo, dal suo arresto da parte dei romani alla Resurrezione. Questi riti, in Sardegna, hanno nel tempo subito l’influenza di diverse tradizioni, da quella ebraica a quella cristiana; ma fu soprattutto la dominazione spagnola in Sardegna ad arricchirli e a renderli certamente più teatrali e ricchi di mistero. Basti pensare ai volti coperti da cappucci o veli, all’incedere lento delle confraternite e ai pianti e lamenti che accompagnano la deposizione della Croce (“Su Scaravamentu”) e l’intera processione che passa per le viuzze del paese nella suggestiva oscurità della sera.
Una buona parte di questi riti in Sardegna, come la Domenica delle Palme, l’allestimento dei Sepolcri all’interno delle chiese e la processione di Cristo morto e poi dell’incontro (S’incontru) con la Madonna, si svolgono in maniera piuttosto omogenea nelle diverse località.
Le maggiori differenze si riscontrano in quei luoghi dove le celebrazioni sono rese più spettacolari e teatrali tanto da essere pubblicizzate e conosciute in tutta l’isola. Un ruolo di primo piano naturalmente è quello svolto dalle confraternite che ogni anno curano ogni dettaglio e organizzano le sacre rappresentazioni intonando canti religiosi in sardo e in latino.
Vediamo alcuni dei riti più caratteristici della Settimana Santa in Sardegna:
LA SETTIMANA SANTA A OTTANA
Piccolo paesino nel cuore dell’isola, si distingue per il rito de Su Iscravamentu. Il Venerdì Santo, nella Chiesa di San Nicola, il Cristo viene deposto dalla Croce.
A rendere questo rito più affascinante è l’accompagnamento, durante tutto il suo svolgimento, delle voci gutturali dei tenores che recitano i versi di una delle poesie in limba più care ai concittadini, “Sa Cantzone de sa Vida Santa” che narra della creazione dell’universo fino alla Resurrezione di Gesù.
I tenores svolgono un ruolo importante perché tutte le azioni dei vari personaggi, a partire dai giudei che rimuovono il Cristo dalla Croce, sono accompagnate dall’intonazione della poesia che viene cantata alternando due versi alla volta proprio per permettere ai giudei di compiere le azioni corrispondenti al canto.
LA SETTIMANA SANTA A IGLESIAS
È ad Iglesias che l’influenza spagnola domina durante i riti della Settimana Santa. Le processioni, infatti, ricalcano quasi fedelmente la liturgia iberica: nelle vie della città, adulti e bambini accompagnano la statua della Vergine impersonando i “baballottis” (anticamente rappresentavano i disciplinanti) indossando lunghe vesti bianche e con il volto coperto e spettrale.
LA SETTIMANA SANTA A CASTELSARDO
Contrariamente a quanto avviene altrove, a Castelsardo, il giorno dei misteri, il più importante e suggestivo, è Il lunedì Santo detto Lunissanti.
I confratelli si ritrovano all’alba per indossare le proprie divise e scegliere i tre gruppi che sfileranno a capo coperto durante tutta la processione (fino a mezzanotte circa).
La processione del primo coro è aperta dal primo confratello a capo scoperto che porta un teschio umano in un vassoio (Lu cabbu di lu moltu), simbolo del passaggio di una cerimonia funebre. Seguono i confratelli incappucciati portatori dei misteri: il calice dell’ultima cena (lu caligiu), il guanto (la guanta) segno dello schiaffo ricevuto da Cristo, una collana (l’acciotti) segno della corda e dell’incatenamento di Gesù, la colonna (la culunna) del flagellamento, il flagello (lu disciplini) che viene fatto sbattere su una gamba per produrre rumore e a chiudere la corona (la curona) del re dei Giudei.
È il momento del coro dello Stabba. Anche in questo caso la processione è aperta da un confratello a volto scoperto che porta l’Ecce Homo (la pieddai) e seguita da altri quattro misteri: la croce (la Crogi) e la scala, entrambe portate in spalla da un confratello, il martello incrociato a una tenaglia (Malteddu e Tinaglia) e, per finire, la spugna e la lancia usate per abbeverare Cristo.
L’ultimo coro, quello dello Jesu, è contraddistinto da un unico mistero: un confratello che porta una croce.
Quando tutti i misteri vengono consegnati e mostrati alla Vergine Maria, i tre cori insieme intonano il lamento funebre dell’Attittu.
LA SETTIMANA SANTA A CAGLIARI
Uno degli aspetti più affascinanti dei riti cagliaritani è la rimozione dall’altare del grande Crocifisso ligneo seicentesco (Su monumentu), celebre per la sua imponenza. Su monumentu è una bella scultura lignea seicentesca di fattura spagnola con le braccia snodabili per poter essere utilizzata e adattata nei riti de s’Incravamentu e de s’Iscravamentu.
LA SETTIMANA SANTA A BORTIGALI
Oltre al susseguirsi dei tradizionali riti della Settimana Santa, ciò che maggiormente colpisce a Bortigali sono quelle sacre cerimonie che si svolgono quasi in privato, in un’atmosfera di intimità e intensa commozione.
Tra questi, il Venerdì Santo, intorno alle 8 di mattina, i confratelli effettuano il rito di Sas Chircas, una intima e suggestiva processione che fa il giro dei tre Oratori. Essi vi si recano con un fazzoletto in testa in segno di lutto, portando l’effigie della Maddalena, con la veste marrone, la Madonna Addolorata, con la veste nera, e il cosiddetto Ziomo (Cristo con la croce sulle spalle).