SACRO E PROFANO: LA FESTA DEL REDENTORE DI NUORO
di Miriam Schinocca
La sagra del Redentore di Nuoro, una delle più suggestive e importanti di tutta l’isola, che arricchisce ulteriormente lo scenario della Barbagia, ha una storia molto particolare e, per certi versi, emozionante. Essa è stata istituita a Nuoro all’inizio del ‘900 a seguito del giubileo sacerdotale di Papa Leone XIII. Fu sua, infatti, l’iniziativa di omaggiare Gesù Redentore facendo edificare e collocare la sua statua sulle vette di 20 regioni italiane.
Tra queste, fu scelto anche il Monte Ortobene, che si erge a est della città di Nuoro. La grande statua del Cristo Redentore fu realizzata a Napoli dallo scultore Vincenzo Ierace, poi, divisa in tre parti, fu trasferita a Cagliari a bordo di un piroscafo e da lì condotta a Nuoro in treno dove giunse il 19 agosto 1901. Il montaggio richiese naturalmente molto tempo e costò molto fatica ma i lavori, che ebbero esito soddisfacente, furono completati la mattina del 29 agosto quando ormai una folla immensa di persone era giunta sul monte per l’inaugurazione.
All’inaugurazione non partecipò l’autore per via di un grave lutto familiare che lo aveva colpito, era morta la moglie Luisa. Emozionante allora fu la realizzazione, nel 1902, di un’incisione posta ai piedi della statua scritta da Grazia Deledda, famosa scrittrice nuorese poi vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, che così recita:
«Donne nuoresi, candidi vecchi, pastori erranti, lavoratori spersi nella vallata aulente, a voi tutti che al cerulo cadere della sera, volgete gli occhi oranti verso l’immenso altare dell’Ortobene, e al bronzeo Redentore sorgente fra fior di rose nuvole offrite il vostro cuore, ricordatevi la tenera donna che là, oltre il mare per voi ispirò l’artefice, ed or sciolta dai veli mortali, eletto spirito oltre i lucenti cieli offre il fior della preghiera al Redentore»
Era nata la festa del Redentore, festa che oggi compie 120 anni. Alle celebrazioni di carattere meramente religioso, si aggiunsero gradualmente e al passo con lo sviluppo industriale e moderno della città, quelle di carattere tipicamente civili, profane se vogliamo. E non mancarono di certo tensioni con le autorità ecclesiastiche, preoccupate che la festa avesse ormai perso lo spirito sacro per la quale era stata istituita.
Si giunse ad un compromesso, il quale diede vita a distinte giornate di festa, una dedicata alla sfilata dei costumi tradizionali e al folklore, l’altra alla processione religiosa. Ancora oggi migliaia di turisti e fedeli si riuniscono per il consueto appuntamento di fine agosto per assistere ad una delle più grandi feste della Sardegna.
La festa religiosa, suggestiva e molto partecipata, inizia la sera del 28 agosto con una fiaccolata di preghiera lungo le strade cittadine e prosegue il 29 di prima mattina con il pellegrinaggio a piedi per poi concludersi con la messa solenne accompagnata dai canti dei cori nuoresi in costume e con la processione con il simulacro del Redentore. Pur nel rispetto delle antiche tradizioni, oggi la festa presenta aspetti molto diversi rispetti ad allora. Ad esempio, il pellegrinaggio verso il monte Ortobene, il più antico atto di devozione dei nuoresi, se prima percorreva strade storiche e aveva tempi di percorrenza molto più lunghi, oggi esso prevede 13 stazioni, da sas Ladas fino ad arrivare nella zona di sa ‘e sos Frores.
La festa civile si tiene invece la domenica precedente il 29 agosto, appuntamento imperdibile per la maestosità dell’evento, tra luci musica e colori. Dapprima si assiste alla grande sfilata delle maschere e dei costumi tradizionali, che rappresenta l’occasione per mostrare, da una parte, e ammirare dall’altra, la grande varietà dell’artigianato locale, e poi alla sfilata dei cavalieri provenienti da ogni parte della Sardegna. In serata imperdibile è il famoso Festival regionale del Folklore.